Noi e il Covid

La testimonianza di Giorgiana


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Negli ultimi mesi abbiamo vissuto dei momenti unici, dove la sola ancora di salvezza possibile era, come lo è tuttora, sapersi organizzare e seguire tutte le procedure e linee guida aziendali.

Personalmente, sono una che si organizza e gestisce la situazione guardando sempre avanti. Solo se si agisce in maniera strutturata e precisa non si perde la testa o si diventa vittime della paura. Così per me è stato naturale seguire fin da subito tutte le indicazioni date per l’emergenza. Nella mia vita, già avevo vissuto professionalmente un evento di grande criticità: era il 1989 ed io, giovane OSS, mi ritrovai bloccata all’interno dell’Ospedale di Bucarest, dove lavoravo, per una settimana intera. Era la rivoluzione, per strada la gente sparava, e così tutti noi restammo all’interno, a prestare assistenza ai feriti che man mano qualcuno lasciava davanti all’ospedale. Si viveva in una bolla. Ho provato una sensazione simile anche durante la gestione dell’emergenza Covid-19, più che una rivoluzione è stata una battaglia, e noi operatori abbiamo vissuto uno stato d’emergenza, un evento di cui prendi piena consapevolezza solo un po’ più tardi di quando l’hai vissuto, perché ti serve del tempo per elaborare l’accaduto.

Abbiamo superato il peggio grazie alla buona volontà, quella che ti dà la forza di fare qualcosa e di reagire anche nei momenti più difficili. Così come nel 1989, in questi mesi ho lavorato, ho affrontato i giorni che passavano guardando avanti. Poiché penso che i nostri assistiti debbano essere trattati sempre con rispetto, dignità e amore, così come vorremmo essere trattati noi una volta anziani, abbiamo cercato di svagarli, ascoltando tanta musica, soprattutto Renato Carosone che è amatissimo dagli ospiti del mio piano.

Abbiamo insomma cercato di affrontare con il sorriso quello che stavamo vivendo: un rischio, quello di una pandemia.

Giorgiana Mincu, 
Operatrice Socio-Sanitaria

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