Noi e il Covid

La testimonianza di Angelo


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Il Covid-19 mi ha portato a vivere un’esperienza nuova e coinvolgente che ha segnato la mia vita in modo importante.

A partire dal 23 febbraio l’impegno nella struttura in cui opero in qualità di direttore sanitario aumenta, considerato tutto il lavoro da svolgere su linee guida, procedure d’emergenza e nuove pratiche sanitarie. Verso metà marzo inizio a non sentirmi bene: sono i primi sintomi di un’infezione da Coronavirus; rapidamente la situazione peggiora e mi ritrovo in ospedale, in terapia semi-intensiva e ossigenoterapia. La mia prima reazione è un senso di grande confusione, smarrimento e ansia, tanto da pensare e temere di non potercela fare. Essere medico in certi momenti può aiutare, ma può anche causare maggiori preoccupazioni. Al passare dei giorni, pur consapevole che si trattava di un virus sconosciuto e senza terapia certa, notavo che il respiro e l’ossigenazione non peggioravano e così ho cercato di infondermi coraggio ed una visione positiva. Fortunatamente durante il ricovero ospedaliero avevo il cellulare, che è stato la mia ancora di salvezza, consentendomi di comunicare con la famiglia ed i miei contatti. Tutti mi sono stati di sostegno e mi hanno protetto dalle informazioni più tragiche della realtà esterna, tra cui il decesso di un mio collega medico con cui avevo un rapporto di stima ed affetto da molti anni. Finalmente dimesso, seppur dimagrito, provato dall’assenza di fumo (mio notevole vizio, ahinoi) e bisognoso di riabilitazione, raggiungo casa in isolamento domiciliare forzato, necessario per tutelare anche i miei familiari. Oggi che la vita è tornata, o sta tornando, alla normalità posso trarre un grande respiro di sollievo e godere della loro compagnia.

Durante la pandemia sono passato dall’essere un medico ad essere un paziente, dall’esser una persona sana all’esser un malato, fino al diventare un guarito. Da persona inserita nella società a persona isolata perché infetta, dall’avere un collega all’aver perso un collega. Molti eventi sono partiti da un punto e dopo varie peripezie per fortuna vi sono ritornati, penso ad esempio alla mia famiglia da cui mi sono dovuto allontanare solo temporaneamente, mentre altri purtroppo hanno cambiato in maniera ineluttabile la situazione iniziale.

Il mio pensiero va a chi ce l’ha fatta e a chi non ce l’ha fatta e a tutti quelli che hanno sofferto.

Angelo Andina, 
Direttore Sanitario

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